Trasparenza e leggerezza?
Abstract
Nel lontano 1927 Ernst May, su Das neue Frankfurt, la rivista da lui ideata, interveniva in un dibattito da lui voluto sulla copertura piana: «...tra i numerosi problemi costruttivi... nessuno ha tanto agitato gli animi quanto il problema tetto piano e tetto a falde. Nonostante che entrambi i tipi di copertura siano stati applicati per millenni in tutte le parti del mondo e che la soluzione della copertura piana sia stata adottata anche nei paesi nordeuropei sia nell’epoca classica che in quella successiva, senza che questo avesse mai sollevato pubblici dibattiti...».
Il commento più convincente è forse quello di Adolf Behne «il tetto a falde è bello quando si collega al corpo dell’edificio in modo chiaro e semplice», come testimonia la bellezza che riflette l’armonia della vita medioevale. Solamente in epoche successive – secondo Behne – il tetto si stacca dalla sua funzione e diviene quasi un pretesto architettonico: esattamente il contrario dell’intenzionalità del tetto piano, vale a dire la capacità di saper cogliere il significato della propria necessità originaria ricomponendo nuovamente l’edificio come fatto unitario.